Meglio sostenere una famiglia che un orfanotrofio

Poang Sokneang

Una signora fa una carezza a Minea, la abbraccia e si fa fotografare stringendola forte, poi le dà un caramella e se ne va senza neanche voltarsi, non vede le lacrime della bambina, ancora una volta abbandonata. Arrivano tanti barang (stranieri) in orfanotrofio, sembrano tutti molto contenti di vedere Minea e i suoi compagni e si fanno fotografare con loro.

Bambini come animali allo zoo. Migliaia di turisti ogni anno si fanno sedurre dalla promessa di poter aiutare piccoli abbandonati visitando e sovvenzionando orfanotrofi che su questo business stanno proliferando in ogni angolo della Cambogia.

Il nuovo flusso turistico nel Paese porta denaro e le agenzie sono alla ricerca di visite che offrano nuove emozioni ai viaggiatori. Così è nata la moda del turismo in orfanotrofio.

I direttori degli orfanotrofi sfruttano le buone intenzioni dei visitatori/donatori appropriandosi delle offerte per uso privato. Ai bambini non arriva nessun beneficio da queste visite, anzi spesso non vengono mandati a scuola per restare ad accogliere i turisti. I bambini debbono apparire tristi e denutriti per sollecitare la pietà e disponibilità finanziaria di chi crede che sia sufficiente donare tanti o pochi soldi per risolvere il problema dell’abbandono,

Già nel 2011 Friends International con il supporto di UNICEF ha lanciato la campagna “Children Are Not Tourist Attractions” contro il turismo negli orfanotrofi (http://www.thinkchildsafe.org/thinkbeforevisiting/).

Il rapporto ‘With Best Intentions’ pubblicato poco dopo da Unicef e dal Royal Government of Cambodia (RGC) rivelava che la maggior parte dei bambini nel crescente numero di orfanotrofi cambogiani aperto negli ultimi dieci anni, non sono in realtà orfani e non hanno bisogno di essere in un istituto, e che la maggioranza degli istituti è del tutto inadeguata a fornire protezione a quei bambini. In realtà molti di loro sono gestiti come imprese di lucro e la merce del loro commercio sono i bambini.

Queste organizzazioni continuano a proliferare sfruttando la generosità dei donatori, privati, fondazioni, organizzazioni confessionali, totalmente scollegati dalla realtà dei bambini che vogliono aiutare e che non sanno che la loro donazione potrebbe essere infinitamente più efficace se investita per aiutare una famiglia a crescere meglio i suoi figli e ad evitare il rischio di abbandono.

E’ quanto fa anche il Nodo con i suoi programmi di scolarizzazione nelle campagne e con il progetto Bambini in Prigione che è riuscito negli ultimi anni a ridurre drasticamente il numero di bambini in prigione (dai 128 del 2012 ai 44 del Novembre 2014) favorendo il loro reinserimento nella famiglia allargata al villaggio.

Oggi Friends International rilancia la campagna d’aiuto ai bambini proprio con lo slogan: Think! Meglio aiutare una famiglia che un orfanotrofio.

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